Tre giorni sull'Alta Via dei Parchi

Ecco un’esperienza davvero unica in uno dei tratti più spettacolari del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano. E’ un vero e proprio viaggio adatto per chi adora camminare nella natura imponente dei grandi spazi. Camminare per tre giorni in questo ambiente vi farà comprendere a fondo il caratteristico clima che ha fatto entrare l’Appennino Tosco Emiliano nella Rete delle riserve ‘Uomo e Biosfera’ MaB UNESCO.

Prima Tappa:

Partendo dal Borgo Medievale di Berceto si percorre un tratto della via Francigena per poi, in località Tugo, per poi abbandonarla in favore di un sentiero inedito e non segnato che conduce nella selvaggia Alta Val Baganza. Da qui si raggiunge facilmente il primo tratto del crinale che conduce attraverso spettacolari pascoli al Passo del Cirone, netto confine geologico e geografico dove iniziano le dure arenarie del crinale emiliano. Dopo aver raggiunto le praterie dei prati tavola, prenderemo un sentiero di mezza costa per evitare la risalita del Monte Orsaro e raggiungeremo le rive del Lago Santo e allo storico rifugio Mariotti, al centro di un’area di grande interesse naturalistico. Il Lago Santo è il più vasto bacino naturale di tutto l’Appennino settentrionale, ricco di trote e di salmerini è dominato dalle rocce della Sterpara. 

Difficoltà percorso: “E” – Escursionistico

Berceto (808 m)

Lago Santo parmense (1508 m)

DISLIVELLO: +1550 m / -850 m      

TEMPO: 9 ore

Seconda Tappa:

La lunga tappa percorre l’intero “Crinale dei laghi”, un suggestivo susseguirsi di conche glaciali, creste rocciose, lastroni levigati e praterie; il severo ambiente d’alta quota è ingentilito da uno straordinario campionario di laghetti e da portentose fioriture per gran parte dell’estate. Sella Paitino Dalle rive del Lago Santo si sale fino al crinale alle falde del M. Marmagna dove inizia il percorso in cresta, molto panoramico ma faticoso per i continui saliscendi. Verso la Lunigiana precipitano costole rocciose e canali ripidissimi; sul lato emiliano i versanti sono invece più dolci, scendendo con avvallamenti e gradoni glaciali separati da creste e rupi fino alle vaste foreste che ammantano la Val Parma. Dopo aver costeggiato la boscosa valle della Riserva Statale di Guadine Pradaccio, istituita più di quarant’anni fa, si scorgono le Capanne di Badignana, vecchio alpeggio oggi adibito a bivacco che può rivelarsi utile in caso di maltempo. Più in basso del sentiero scorrono numerosi specchi d’acqua: il minuscolo Lago Bicchiere e, più lontano, il Lago Scuro e i Lagoni, incastonati nella faggeta ai piedi della Rocca Pumacciolo. Si raggiunge infine il M. Sillara (1859 m), la cima più alta del Parmense. I vicini laghi Sillara, appena sotto il crinale, sembrano sospesi nel cielo e nelle giornate limpide la vista spazia fino al Mar Ligure, alla Corsica e all’arco alpino; ma la veduta più impressionante è sulla sottostante valle del Bagnone, un abisso verde con le macchie chiare dei paesi situate quasi un chilometro e mezzo più in basso. Al Passo del Giovarello si inizia a scendere sul lato emiliano toccando il modesto Lago Martini, poi un ripido valloncello pietroso porta al Bivacco Cagnin; la discesa continua nel bosco, sfiorando il Lago Verde e giungendo alla diga del Lago Ballano, accessibile in estate anche lungo la stradina che sale da Trefiumi, in Val Cedra. Da qui si raggiunge Prato Spilla con una comoda passeggiata nella faggeta.

Seconda tappa

Difficoltà E

Lago Santo parmense (1508 m)

Prato Spilla (1350 m)

DISLIVELLO: +1480 m / -1640 m

TEMPO: 8,30 ore

Difficoltà percorso: “E” – Escursionistico

Terza tappa:

Una lunga giornata per collegare i due valichi più bassi dell’Appennino emiliano, entrambi a 1200 metri di quota e separati dal grande blocco montuoso dell’Alpe di Succiso-M. Alto-Punta Buffanaro. Da Prato Spilla si sale fino alla conca del Lago Verdarolo, seguito dal minuscolo Lago Scuro, anch’esso circondato dalla faggeta, e poi dal Lago Squincio, più aperto e invaso dalle erbe palustri; da lì alla Diga del Lagastrello, punto di accesso alternativo all’Alta Via, è una breve discesa. Lo sbarramento, dove nasce il fiume Enza, ha creato il Lago Paduli con la sommersione dell’ampia sella del Passo del Lagastrello, l’antico Malpasso presidiato dall’abbazia benedettina dei Linari. La salita nel bosco alle falde del M.Acuto porta all’omonimo lago, in una conca sovrastante un gradino glaciale; nei pressi si trova il rifugio Città di Sarzana (1580 m), aperto nei mesi estivi. In breve si scende ai Ghiaccioni, bella conca ricca di praterie e di acque sorgive da cui nasce il torrente Liocca, dominata dal grande circo glaciale racchiuso dalla cresta dentata dei Groppi di Camporaghena. La salita, fra grandi massi e praterie dominate dalla mole dell’Alpe di Succiso ermina nello stretto intaglio del Passo di Pietra Tagliata (1753 m), un ambiente severo su cui incombono le rocce del M. Alto; da lì un sentiero sassoso porta velocemente alle sorgenti del Secchia, al centro di una conca rinomata per la sua selvaggia bellezza. Dal pianoro del Prataccio si raggiunge il non lontano Passo dell’Ospedalaccio, segnalato da un cippo che ricorda i confini della Repubblica Cisalpina; il valico prende il nome da un ospitale medievale individuato da recenti scavi. Al Passo del Cerreto si giunge con una comoda camminata fra boschetti e praterie, con ampie vedute del circo del M. La Nuda.

Un pulmino ci riporterà a Berceto.

Terza tappa

Difficoltà E

Prato Spilla (1350 m)

Passo del Cerreto (1261 m)

DISLIVELLO: +1480 m / -1400 m

TEMPO: 7,30 ore

Difficoltà percorso: “E” – Escursionistico

Qualche immagine in anteprima

 

 

 

 

Equipaggiamento

Zaino con pranzo al sacco per il primo giorno. Borraccia o bottiglia per almeno 2 litri di acqua. Calzature alte meglio se impermeabili (tipo scarponi suola vibram o scarpe da trekking), abbigliamento da trekking da media montagna, mantellina impermeabile (o cerata), 3 cambi di maglietta e biancheria. Consigliati: crema solare, cappellino, cerotti anti-vesciche (tipo “Compeed”), guanti leggeri, bacchette da trekking, piumino leggero e guscio antipioggia). Al Rifugio Mariotti è necessario portare un sacco lenzuolo o un sacco a pelo per pernottare.

Grado di difficoltà

Media di tipo E

Cosa significa DIFFICOLTÀ MEDIA DI TIPO "E"?
Itinerari che si svolgono su terreni di ogni genere, non necessariamente segnalati al piano di calpestio, ma chiaramente riportati in cartografia, ivi compresi quelli che presentano forte esposizione, svolgendo livelli e sviluppi sempre superiori a quelli di grado T; sviluppano in zone scarsamente antropizzate, dove l’attraversamento di corsi d’acqua può avvenire a guado, senza però che vi sia pericolo di essere trascinati dalla corrente in caso di caduta, o con l’utilizzo di “ponti tibetani” o passerelle assimilabili, dove è in genere difficoltoso trovare rapidamente riparo dalle intemperie o chiamare aiuto in caso di infortunio e spesso può non essere facile approvvigionarsi di acqua potabile e cibo. È percorribile anche da famiglie con bambini ed anziani, a patto che siano sufficientemente allenati e in ottime condizioni di salute, che non soffrano di vertigini, che siano equipaggiati in modo adeguato e specifico, che conoscano bene l’ambiente di svolgimento e siano in grado di orientarsi agevolmente usando la carta topografica e l’orientamento intuitivo.

Segnalazioni particolari

Va segnalata alle guide ogni esigenza particolare, allergia, condizione di salute, ecc…

Le guide si riservano di escludere, prima della partenza e della raccolta delle quote, chi non ritenessero idoneo per condizioni o equipaggiamento. Per la tutela della sicurezza della persona stessa e/o della sicurezza del gruppo.

In caso di motivata esclusione non sono previsti rimborsi di viaggi e di nessun altro tipo, se non l’eventuale quota di partecipazione versata, anticipi compresi.

Si chiede di avvertire il prima possibile in caso di rinuncia all’escursione.

I partecipanti sono tenuti a seguire le direttive degli accompagnatori, a non abbandonare il gruppo e il sentiero senza autorizzazione.